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Cultura: l'urlo degli uomini in faccia al loro destino (A. Camus)

La Madeleine di Proust: un dolce che fa tornare indietro nel tempo!_ RUBRICA “L’Italia e la Francia in Cucina”

La Madeleine di Proust: un dolce che fa tornare indietro nel tempo!_ RUBRICA “L’Italia e la Francia in Cucina”

___ di Doris Cutrino

Ieri ho ricevuto in regalo un cabaret di Madeleine.

Non me ne vergogno, ho mangiato una madeleine dopo l’altra con gli occhi sognanti e pieni di grazia. In quel momento mi sono resa conto che oggi, così come quando ero piccola, basta un dolcetto per farmi sorridere e star bene.

Dopo aver finito tutto il cabaret, mi sono chiesta come poter preparare a casa quelle piccole chicche francesi, soffici a forma di conchiglia e con una bellissima gobbetta.

Ho preso i miei libri di cucina e, sfogliandoli, mi sono imbattuta in una storia, anzi in due storie molto suggestive, sull’origine delle madeleine o madeleinette se di forma più piccola.

Nella prima storia che ho letto sembrerebbe che anche questa creazione, come quella del Babà di cui vi ho parlato un po’ di tempo fa, sia legata alle vicende della famiglia reale francese.

Anche in questo caso il re di Polonia Stanislao Leszczinski, confinato in esilio nella Lorena, ci ha messo lo zampino.

Per chi non lo ricordasse Stanislao Leszczinski era il padre di Maria Leszczyńska, sposa di Luigi XV di Borbone, re di Francia.

Il re polacco era rinomato a corte per la sua ghiottoneria e durante la forzata dimora, presso la città di Commercy, di cui le madeleine sono il dolce tipico, poté dedicarsi a studi filosofici e a sperimentazioni culinarie.

Un giorno alla sua fida pasticcera, madame Madeleine Paulmier, chiese di realizzare una ricetta da lui ideata, ma mai provata.

Il risultato di quell’insieme di pochi e semplici ingredienti, fatti lievitare tutta la notte, fu sorprendente!

I dolcetti morbidissimi e golosi appena sfornati, piacquero così tanto a Stanislao che, per celebrare sua paziente pasticcera che aveva appagato i suoi capricci culinari, diede loro il suo nome Madeleine, ma non solo, anche re Luigi XV li apprezzò e li portò con sé alla corte di Versailles.

Certamente i reali francesi avevano proprio buon gusto in fatto di pasticceria!

La seconda storia vede legata l’origine delle madeleine alla religione cristiana, nello specifico alla Maddalena e alle conchiglie di San Giacomo, simbolo del Pellegrinaggio dei cristiani alla città di Santiago de Compostela. Delle Pecten jacobaeus ne ho parlato qualche tempo fa nel nostro magazine.

Si narra che i francesi idearono questi dolcetti in onore di Maria Maddalena altrimenti detta Maria di Magdala, una delle poche donne che rimase ai pedi della Croce di Gesù durante la Sua crocifissione e prima testimone oculare, nonché annunciatrice, della Sua resurrezione.

Successivamente, la Maddalena partita dalla Palestina, insieme ad altri discepoli, una volta sbarcata a Saintes-Maries-de-la-Mer, si attivò per evangelizzare le genti francesi.

Il pellegrinaggio di Maria Maddalena, per le vie della Francia, potrebbe spiegare “la forma di conchiglia” dei deliziosi dolcetti, perché le Pecten jacobaeus sono il simbolo del pellegrinare dei cristiani dediti a dar voce alle parole del Vangelo.

Il sapore delle madeleine è molto simile a quello del plumcake, ma con una maggiore presenza di burro e, con un delicato aroma di mandorle.

Ricordo di aver studiato al liceo lo scrittore francese Marcel Proust che nel primo volume della sua opera “À la recherche du temps perdu” dedica a queste delicate delizie le seguenti parole:

“…Dolci corti e paffuti, chiamati maddalene, che sembrano lo stampo della valva scanalata di una conchiglia di San Giacomo. (…) Portai macchinalmente alle labbra un cucchiaino del tè nel quale avevo lasciato inzuppare un pezzetto della maddalena. Ma appena la sorsata mescolata alle briciole del pasticcino toccò il mio palato, trasalii, attento al fenomeno straordinario che si svolgeva in me. Un delizioso piacere m’aveva invaso, isolato, senza nozione di causa. E subito, m’aveva reso indifferenti le vicissitudini, inoffensivi i rovesci, illusoria la brevità della vita…non mi sentivo più mediocre, contingente, mortale…”.

Così come Proust, anche a me succede di fare un tuffo nei ricordi della mia infanzia, mangiando le madeleine.

È per questo che stasera, mentre tutti dormono, le preparerò. Domani la casa sarà inondata di un dolce profumo di burro e mandorla e l’alzata dei dolci ospiterà le madeleinette dorate, soffici, eleganti e invitanti.

Ora da sola mi gusto il tepore del fuoco e guardo quelle lingue salire su per il camino.

“Petite étincelle engendre grand feu”

                                                                                           

ETIMOLOGIA

Conchiglia: dal lat. conchylium, che è dal gr. κογχύλιον.

Involucro più o meno resistente e sviluppato, che sta a difesa del corpo dei Molluschi e dei Brachiopodi.

Mandorla: dal lat. tardo amandŭla, variante di amygdăla, che è dal gr. ἀμυγδάλη.

In botanica: il frutto del mandorlo, drupa verde ovoidale e compressa, pelosa e vellutata, con nòcciolo legnoso contenente 1 o 2 semi, detti anch’essi comunemente mandorle, che, a seconda del sapore, si distinguono in dolci e amare; le prime, oltre che per la tavola, sono usate per torroni, confetti, sciroppi, dolciumi, talora trattate o confezionate in modi particolari (pasta di mandorle, latte di mandorle, m. salate, m. pralinate, cioè ripassate nello zucchero caramellato caldo, ecc.); quelle amare servono in medicina, profumeria (essenza di m. amare) e pasticceria.

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