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Cultura: l'urlo degli uomini in faccia al loro destino (A. Camus)

Ritratto di un compositore a Roma: Juan Arroyo alla Villa Medici

Ritratto di un compositore a Roma: Juan Arroyo alla Villa Medici

Se molti credevano impossibile immergersi nelle sonorità delle Ande oppure sentirsi come sulle vette del Machu Picchu restando comodamente a Roma, dopo il concerto dello scorso 30 maggio 2019 avranno dovuto necessariamente ricredersi. Ideatore di questo viaggio onirico capace di farci dimenticare i confini geografici e la distanza che ci separa dal Perù è Juan Arroyo, giovane compositore peruviano nonché ex-pensionnaire alla Villa Medici dove si è messo in scena, nel quadro del festival “I giovedì della Villa”, un ritratto musicale dell’artista interpretato dal magnifico ensemble francese Proxima Centauri accompagnato dalla bravissima violoncellista Jeanne Maisonhaute.

Juan Arroyo , photo by Manfredi Gioacchini

Tre i brani eseguiti nel corso della serata: Seliox (2019) Sikuri I (2012) e Sama (2013), tre opere capaci di fondere, con straordinaria maestria, l’esperienza musicale europea con quella latina americana verso nuovi orizzonti stilistici. Dopo aver lasciato il Perù per la Francia, infatti, Juan Arroyo prosegue gli studi presso il conservatorio di Bordeaux, il Conservatorio di Parigi e l’IRCAM. Articolata intorno allo spirito del realismo sonoro magico e dellibridazione sonora, la sua produzione musicale ha ricevuto svariati riconoscimenti tra cui il premio dell’Accademia delle Belle Arti di Francia nel 2015 e la proclamazione come artista residente presso la Casa de Velasquez e la Villa Medici ubicate rispettivamente a Madrid e a Roma. A ciò, si aggiungono i prestigiosi incarichi da parte del Ministero della Cultura francese, Radio France, Quatuor Tana e Proxima Centuari.

La singolarità dello stile Arroyo, ben spiegata dallo stesso nell’introduzione iniziale, è evidente al pubblico sin dalle prime note. Gestualità, movimento e espressività sono solo alcune delle caratteristiche necessarie a chi si cimenta con tale scrittura musicale nella quale il musicista entra in simbiosi assoluta con il suo strumento e la partizione, sino a creare un suono che è frutto di una fusione tra l’esecutore e lo strumento diventato quasi un’estensione del corpo.

Il primo brano Seliox, incarico di Radio France, infatti, è un’oscillazione tra l’essere e il divenire, tra realtà e immaginazione dove il duo, composto dal violoncello e dal sassofono, non cessa di trasformarsi all’immagine di Siringa, personaggio delle Metamorfosi di Ovidio. Leggendo il poema epico-mitologico dell’autore romano Ovidio, l’artista si è lasciato ispirare da Siringa in cui ha rintracciato la trasfigurazione del suo primo strumento il flauto di pan e ha voluto, pertanto, concepire un pezzo nel quale lo strumento è capace di trasformarsi nel tempo acquisendo continuamente una nuova fisionomia.

Sempre incentrate sul tema della trasformazione e simbiosi musicale, gli ultimi due brani Sikuri e Sama sono stati presentati rispettivamente nel corso di un concerto a l’IRCAM nel 2012 e del festival Novart a Bordeaux nel novembre 2013 in seguito alla selezione per il progetto di incarichi dello Stato francese.

In Sikuri, brano per sassofono e elettronica, l’artista ha voluto giocare con il musicista trasformandolo in sikuri (suonatore del flauto di pan nella lingua quechua) e inserendolo in un percorso sonoro che termina con un sassofono che diventa flauto di pan. Con Sama invece, brano ideato per flauto, sassofono, piano, percussione e elettronica, Arroyo ci ha voluto offrire un lavoro di analisi sulla materia sonora e sul ruolo che gioca la respirazione declinata nei suoi diversi stadi. L’eccezionalità del risultato ha contribuito a trasportarci in un attimo in una nuova dimensione quasi magica.

Jeanne Maisonhaute- Violoncellista

Di fronte a tali specificità musicali il pubblico, accorso numeroso all’evento, non poteva far altro che gradire ed apprezzare, con un lungo e caloroso applauso, i musicisti e il compositore del quale attendiamo con impazienza la sua prossima opera in programma: un requiem per la natura dal titolo “Sabia”.

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