Intervista a Mattia Morelli. La fotografia tra l’Italia e la Francia
Foto di profilo @Matteo Neri
___ di Mariangela Rosato
“Quando ero piccolo la cosa che mi incuriosiva di più era la fotografia”. Così risponde Mattia Morelli (nella foto), fotografo professionista ed insegnante di grafica e fotografia a Roma, alla mia domanda sulle motivazioni che lo hanno spinto ad avvicinarsi alla fotografia. Non c’erano dubbi, quindi, che decidesse, dopo gli studi all’Accademia delle Belle Arti di Torino e di Bologna, di fare della sua passione un lavoro a tutti gli effetti.
Il fascino dell’Arte pittorica e non coinvolge Morelli il quale si avvicina alla fotografia in modo semplice e senza pretese. “Ho sempre fotografato con la mia macchinetta tascabile– mi racconta- e pian piano sono passato a macchinette più professionali. Ho incominciato fotografando quello che mi interessava e, in un secondo momento, ho iniziato a creare dei progetti veri e propri”.
Nonostante la fotografia occupi il posto principale nella produzione di Morelli, la pittura continua a rimanere parte integrante dell’espressione dell’artista che riesce a dare alle immagini e agli oggetti nuova vita attraverso una trasposizione onirica in un mondo parallelo e fantastico capace di farci fuoriuscire dagli schemi propri della spazialità. Emblematici sono i progetti “Ladies and Gentlemen” e “Landscapes” con cui Morelli ci mostra realtà nuove ed astratte nelle quali l’immaginazione permette di viaggiare raggiungendo con la mente luoghi lontani e, per la maggior parte di noi, ancora sconosciuti.
Con “Ladies and Gentlemen”, in particolare, Morelli identifica personaggi nuovi che, alla stregua delle maschere della commedia dell’arte, fuoriescono dalle crepe dei muri e diventano vivi con una loro storia e un loro percorso esistenziale: “Er Manno” che scende dalle scalette della stazione Ostiense, “La Ballerina a corte” che si aggira tra i Palazzi dell’élite romana o, perché no, parigina, “L’anziano Voltaire”, sordo e, oramai vecchio, che del famoso scrittore ha soltanto i tratti del viso.
Vari sono i fotografi di riferimento di Morelli, da Edward Weston a Man Ray il cui “Elévage de poussière” ispira il lavoro “Landscapes”. Tra i fotografi contemporanei, invece, diventano di riferimento: Thomas Demand, Joan Fontcuberta e Armin Linke.
La fotografia di Morelli risente anche dell’influenza francese soprattutto nell’attenzione ai particolari, nella precisione della ricerca del tempo e dello spazio, nella frescura e delicatezza degli istanti ripresi. Un legame quello con la Francia che ha avuto modo di crescere grazie alla collaborazione con una Galleria francese in occasione del Festival fotografico di Arles.
“Durante questo Festival– spiega- ho avuto l’occasione di incontrare un mecenate e gallerista francese, Yannick De Laviolette, con il quale ho esposto a Grenoble, ad Amsterdam, a Parigi. A Parigi, in particolare, ci sono state varie mostre significative: “Un passo verso la Bellezza”, “Dreaming Christmas” a cura entrambe della Laviolette Gallery, “Masculin/Masculin °4” a cura di Magnin Wedry e “Choosing colors” a cura di Eudaimonia Event Roma/Parigi”. Con questo gallerista, inoltre, si sta progettando una residenza artistica nei pressi di Parigi da svolgere nei prossimi mesi”.
I progetti di Morelli, nonostante la sua giovane età, presentano una forte originalità e si impongono per una ricerca accurata dell’uso della luce, oltre che per la profonda riflessione concettuale che ritroviamo in “Landscapes”, ma anche in “The Tropical Trip, l’uomo vive all’ombra delle piante” e in “Lune di plastica”.
In “The Tropical Trip”, in particolare, l’uomo diventa una minuscola silhouette che si insinua nei paesaggi naturali, apparentemente incontaminati, e si presenta come intento a svolgere attività comuni e quotidiane. Un contrasto lampante che vuole testimoniare la piccolezza dell’uomo di fronte alla natura. Interessante è anche il lavoro “Geggello” che ritrae l’omonimo personaggio in situazioni apparentemente semplici, ma intrise di enorme significato simbolico.
Con l’autenticità che lo contraddistingue, le foto di “Geggello” parlano di tutto: della vita, della morte, della vecchiaia, della fame. Alla domanda meglio il mare o la campagna, Geggello risponde: “Se è per questo, era meglio sparire. Se ce la fai a campare, a fare…. sennò: Addio.”
Quando una fotografia è riuscita e può essere definita opera d’arte per te? Una domanda a cui Morelli risponde con semplicità: “Un’opera è riuscita quando sei contento di quello che hai fatto, quando credi di averci messo tutto te stesso. Diventa opera d’arte quando curi ogni minimo particolare, quando la tua mente non riesce a pensare ad altro, quando esprimi ogni parte della tua essenza ”.
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Contatti e mostre recenti:
- “Let’s call for arts for Afghanistan!”
presso l’Ambasciata della Repubblica Islamica dell’Afghanistan, Roma, (Chiamata alle arti per l’Afghanistan!)