Da Vinci Magazine – La Cultura italiana in Francia

Cultura: l'urlo degli uomini in faccia al loro destino (A. Camus)

“Zac, Boom, Sbam, Poser un lapin….” Idee, suoni e parole in Francese e in Italiano. RUBRICA “LE FIL ROUGE”_ 5° PUNTATA

“Zac, Boom, Sbam, Poser un lapin….” Idee, suoni e parole in Francese e in Italiano. RUBRICA “LE FIL ROUGE”_ 5° PUNTATA

___ di Arianna Pavan

La lingua è uno dei veicoli più frequenti al quale ricorriamo ogni giorno per poter comunicare. L’unità fondamentale della comunicazione è definita segno. Esistono vari tipi di segni, e i messaggi linguistici sono solo uno di questi: in linea di massima, tutto ciò che veicola significato è definibile segno.

La risata o il pianto di un bambino, per esempio, sono particolari tipi di segni definibili indici: la risata è indice di gioia, il pianto di malumore o malessere fisico.
Soffermandoci sui messaggi linguistici, questi vantano delle proprietà specifiche.

A seguire, una rappresentazione del cosiddetto triangolo semiotico:

Il segno linguistico è rappresentato dal segmento che unisce significante e significato. Il referente nella realtà esterna del segno linguistico, rappresentato dalla superficie del triangolo, in linguistica è arbitrario.

Per esempio, alla parola sedia, chaise, è attribuito il significato di “oggetto di arredamento usato per sedersi” per mera convenzione.
Tuttavia, una branca estremamente affascinante dello studio della lingua, la semiotica, si occupa di indagare sul grado di arbitrarietà nell’associazione di referente e segno linguistico. Sembrerebbe che, al contrario di quando affermato poc’anzi, spesso le lingue effettuino queste associazioni con criterio. La lingua imiterebbe la realtà circostante attraverso i propri mezzi peculiari. Esistono, dunque, delle eccezioni al principio di arbitrarietà:

Tra queste troviamo le onomatopee, parole che imitano, mediante il significante, alcuni caratteri del contenuto: chicchirichì (IT) cocorico (FR). Oltre alle onomatopee, a sfidare il concetto di arbitrarietà dei segni linguistici troviamo gli ideofoni, espressioni imitative che descrivono azioni/fenomeni e il loro suono, come per esempio zac, boom, sbam.

Procedendo in questo senso, secondo il principio di iconismo, le lingue del mondo ricorrerebbero spesso alla formazione del plurale con aggiunta o sostituzione di materiale linguistico:

Chien diventa chiens

Cane diventa cani

Ad un referente di quantità maggiore, e per questo diversa, corrisponde dunque una parola modificata, o “aumentata” in materiale linguistico. Nel caso di cane e cani, col cambiare del numero corrisponde un cambio di vocale finale; nel caso di chien e chiens, con l’aumentare del numero corrisponde un aumentare dei componenti del significante.

Allo stesso tempo, il fonosimbolismo testimonia che spesso a certi suoni viene attribuito del significato. Un esempio che accomuna il francese e l’italiano è il suono apportato dalla vocale i: sembrerebbe che entrambe le lingue lo associno ad un referente connesso al significato di “piccolo”, “grazioso”: carino (IT) mignon (IT). Allo stesso modo, la consonante r compare nelle desinenze delle coniugazioni verbali di entrambe le lingue:

avoir avere

être essere

andare aller

vouloir volere

voir vedere

A seguire, un esempio più complesso, quello delle espressioni idiomatiche:

Donner sa langue au chat (espressione idiomatica francese con il significato di “arrendersi”).

Il gatto ti ha mangiato la lingua?

Entrambi i sistemi linguistici associano l’idea di lingua e gatto a “non fare”/“non parlare”.

La comune radice del latino sicuramente svolge un ruolo decisivo, soprattutto nel sopracitato esempio della lettera r presente nelle desinenze verbali.

Il fatto che i popoli francese e italiano attribuiscano immagini e contenuti analoghi agli stessi suoni testimonia quanto tuttora il legame tra il francese e l’italiano vada ben oltre a questioni di linguistica storico-comparativa.

Siamo, in fin dei conti, un unico popolo che parla lingue diverse, ma simili per raccontare il mondo in cui vive.

Lett. “Lasciare un coniglio”, trad. “Dare buca”
Lett. “Cadere nelle mele”. Trad. “Svenire”
Lett. “Tagliare un capello in quattro”. Trad. “Impegnarsi per un’ impresa impossibile”

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